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sabato 26 gennaio 2013

Impressionante ciclone extratropicale in formazione sull’Atlantico settentrionale: minimo barico sotto i 930 hpa, venti di uragano e ondate di 10 metri


Cronaca Salute e Ambiente
Il profondissimo ciclone extratropicale, sotto i 930 hpa, spostandosi gradualmente verso est, si contrapporrà con il robusto anticiclone oceanico che posizionerà i propri massimi di oltre i 1030-1028 hpa davanti le coste del Marocco, innescherà un ampio e fittissimo “gradiente barico orizzontale” che si distenderà su tutto l’Atlantico settentrionale.
 
Scatta l’allerta tempesta in Atlantico. Un potentissimo ciclone extratropicale, tra i più profondi mai osservati sulla Terra in questi ultimi anni, sta per svilupparsi in queste ore sopra le fredde acque superficiali dell’Atlantico centro-occidentale. Nella giornata di ieri questa circolazione depressionaria è transitata a largo delle coste di Terranova, con un minimo barico al suolo sceso fin sotto i 984 hpa, dispensando delle nevicate fra il Canada sud-orientale e il nord-est degli USA, accompagnate da una gelida quanto intensa ventilazione dai quadranti settentrionali. Eppure nelle prossime ore, questa area ciclonica si approfondirà sensibilmente, perdendo circa 50-60 hpa, per raggiungere un minimo assoluto di ben 930-928 hpa entro il primo pomeriggio odierno. Si tratta di un valore insolitamente basso, molto raro per un ciclone extratropicale.

 Difatti, valori pressori che scenderanno sotto i 930-928 hpa sono comuni nei cicloni tropicali di 4^ categoria della Saffir-Simpson, determinando impressionanti “gradienti barici orizzontali” che danno origine alle furibonde tempeste. Nonostante l’impressionante minimo barico al suolo, pronto a scendere al di sotto dei 930 hpa, siamo ancora lontani dal record di pressione più bassa mai registrata in un ciclone extratropicale.
Il record assoluto di pressione barometrica più bassa mai toccata sull’Atlantico settentrionale è di ben 913 hpa, raggiunti l’11 Gennaio 1993 durante il transito di un incredibile ciclone extratropicale vicino alle isole Shetland, a largo della Scozia. Il 15 Dicembre 1986, invece, una nave che transitava a sud-est delle coste groenlandesi avrebbe misurato un minimo di ben 920 hpa, pur non passando al traverso dell’occhio ciclonico. Allora il Met-Office calcolo che il minimo barico al suolo raggiunse i 916 hpa, dato che la nave navigò poco a sud-est del minimo. Il notevole approfondimento di questo ciclone extratropicale, che si prepara ad attraversare l’oceano Atlantico settentrionale, è determinato dall’interazione, su un’area fortemente “baroclina”, tra masse d’aria piuttosto gelide in discesa dall’Artico, che scorrono al largo delle coste del Canada orientale e dell’alta East Coast USA, con l’aria molto più mite e umida che si muove verso l’Europa occidentale (le coste del Portogallo e la Spagna), sopra le calde acque della “Corrente del Golfo”. Come abbiamo avuto già modo di spiegare negli articoli precedenti, sul bordo più settentrionale dell’anticiclone delle Azzorre, esteso con i suoi elementi dal medio Atlantico in direzione delle coste del Marocco, scorreranno delle intense correnti occidentali che dipanano masse d’aria piuttosto miti e umide, aspirate dal settore sub-tropicale dell’Atlantico occidentale sub-tropicale e pronte a muoversi verso le Azzorre, le coste portoghesi e quelle della Spagna settentrionale.
I fortissimi venti tempestosi che sferzeranno l'Atlantico, con raffiche di oltre i 140-150 km/h
Nel frattempo, un grosso blocco di aria abbastanza gelida, di origini polari, dallo stato canadese del Quèbec, dove si sta registrando un brusco raffreddamento, si dirigerà fino alle coste di Terranova, sfilando sopra l’Atlantico nord-settentrionale. Questo impulso di aria gelida, in discesa dall’Artico canadese, nelle prossime ore si intrufolerà all’interno della circolazione depressionaria attiva sull’Atlantico nord-occidentale, a sud delle coste groenlandesi, favorendo una ulteriore alimentazione al vortice ciclonico. L’interazione fra le differenti masse d’aria, quella gelida di origini polari che scende dall’Artico canadese con quelle molto più temperate dalle medie latitudini oceaniche, assieme alla ripresa di vigore del “getto polare” che esce dall’area canadese, inasprirà ulteriormente l’avvezione di vorticità positiva in pieno Atlantico, deponendo a favore dell’ulteriore approfondimento dell’area ciclonica, che diverrà una vera e propria “depressione-uragano”, in grado di generare furiose tempeste di vento in pieno oceano. In sostanza sarà l’enorme divario termico esistente tra il Canada orientale e il nord-est degli USA, investiti da una intensa ondata di gelo, e l’Atlantico, interessato dalla risalita di masse d’aria molto più miti e umide, che andrà ad inasprire tali contrasti termici, agevolando un grosso processo ciclogenetico a sud delle coste groenlandesi, ove è già presente un’area di forte instabilità “baroclina”. Se a ciò aggiungiamo la presenza di una vasta anomalia positiva della troposfera (in pratica l’altezza della tropopausa presenta un minimo con annessa circolazione ciclonica, con un consistente abbassamento delle superfici isentropiche), ben distribuita fra il Canada orientale e il tratto di oceano a sud della Groenlandia, il quadro è veramente completo per la formazione di una potente “depressione-uragano”, con un minimo barico al suolo stimato anche sotto i 930-928 hpa, coadiuvato in quota da un profondo minimo di geopotenziale sui 480 DAM.
Il profondissimo ciclone extratropicale, sotto i 930 hpa, spostandosi gradualmente verso est, si contrapporrà con il robusto anticiclone oceanico che posizionerà i propri massimi di oltre i 1030-1028 hpa davanti le coste del Marocco, innescherà un ampio e fittissimo “gradiente barico orizzontale” che si distenderà su tutto l’Atlantico settentrionale. Le isobare, molto strette e ravvicinate fra loro, si estenderanno su una larga fetta dell’Atlantico settentrionale, dove si innescheranno dei venti tempestosi pronti a sferzare con grande forza il tratto di oceano a sud delle coste groenlandesi. Le tempeste più violente, nel corso della giornata di domani, si attiveranno sul margine più meridionale della “depressione-uragano”, in pieno oceano, li dove la contrapposizione con il promontorio anticiclonico delle Azzorre, disteso in modo zonale a sud dell’omonimo arcipelago portoghese, sarà molto intensa. In quest’area si attiveranno venti molto forti, componente prevalente da O-SO, Ovest e O-NO, che potrà raggiungere l’intensità di uragano nel tratto di oceano a sud-ovest dell’Islanda, con raffiche in grado di lambire picchi di oltre i 130-140 km/h, a tratti anche 150 km/h.
Ma venti molto forti dai quadranti orientali, pronti a sfociare in tempesta, andranno ad intensificarsi anche lungo il bordo più settentrionale della profonda struttura ciclonica, fra lo Stretto di Danimarca (braccio di mare che separa le coste orientali della Groenlandia dall’Islanda) e il tratto di oceano antistante le coste della Groenlandia sud-orientale, dove soffieranno venti veramente impetuosi da E-NE e NE, con raffiche di oltre i 100-120 km/h. Pur concentrandosi in mare aperto i venti impetuosi, da E-NE e NE, investiranno anche le coste sud-orientali della Groenlandia (piene di fiordi), da Skjoldungen fino a Capo Farvel, e le coste più settentrionali dell’Islanda, dove si potranno registrare raffiche fino a 90-100 km/h. I venti forti proseguiranno fino alla giornata di domani, con forti burrasche dai quadranti orientali che continueranno a interessare lo Stretto di Danimarca e il tratto di oceano ad ovest dell’Islanda, mentre i fortissimi venti occidentali che borderanno il margine meridionale della circolazione depressionaria si attenueranno gradualmente da domani. I potenti venti occidentali, che assumeranno anche forza di uragano sul bordo più meridionale della potente “depressione-uragano”, soffiando per centinaia di miglia in mezzo all’Atlantico settentrionale, renderanno questa parte dell’Atlantico settentrionale da molto grosso (forza 8 ) a tempestoso (forza 9), con la formazione di grandi ondate di “mare vivo” alte più di 9 metri nell’area perturbata. Dentro le tempeste più violente si potranno formare ondate con “Run-Up” di 10-12 metri di altezza nel tratto di oceano a sud-ovest dell‘Islanda, rendendo la navigazione marittima proibitiva anche per le navi di media e grande stazza. Le grandi onde oceaniche, sollevate dai venti di uragano dai quadranti occidentali, irromperanno con grande impeto sulle coste sud-occidentali islandesi fin verso le Far Oer, determineranno su queste poderose mareggiate che si infrangeranno in modo spettacolare sulle scogliere fino alla giornata di domani.

Fonte:  http://www.meteoweb.eu/2013/01/impressionante-ciclone-extratropicale-in-formazione-sullatlantico-settentrionale-minimo-barico-sotto-i-930-hpa-venti-di-uragano-e-ondate-di-10-metri/180950/

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